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2 Regole fondamentali per scrivere dialoghi migliori

Scrivere i dialoghi i modo che suonino credibili e interessanti e allo stesso tempo forniscano informazioni al lettore senza che questi se ne accorga… suona difficile, eh? Eppure, è quello che fa qualunque autore di successo. I dialoghi sono una parte importantissima dell’opera: scorrono velocemente, portano avanti l’azione, svelano nuovi particolari sul carattere dei protagonisti e sostituiscono in maniera leggera ma efficace i cosiddetti “spiegoni” (vade retro!).

Ecco due regole fondamentali per scrivere ottimi dialoghi. Seguile e la tua scrittura ne trarrà un grosso vantaggio.

Regola DIALOGHI n. 1: non far parlare i personaggi con il lettore

Siamo tutti d’accordo sul fatto che i dialoghi possano fungere da contenitore per inserire informazioni… ma non nel modo che si vede spesso nei testi degli esordienti! Se il lettore capisce che la chiacchierata dei tuoi protagonisti ha esclusivamente quella funzione, addio sospensione d’incredulità! Chiuderà il libro in men che non si dica. Ecco un esempio:

“Ciao Giorgio, come stai? Sei triste perché oggi è il compleanno della tua ex moglie nonché mia ex migliore amica, che è morta l’anno scorso a soli 29 anni?”

“Sì, esatto.”

Ecco, una cosa del genere è assolutamente da evitare. L’intento dell’autore è troppo chiaro ed emerge inevitabilmente dalle parole artificiose dei protagonisti. Al contrario, i dialoghi devono sembrare spontanei. Farci entrare nella scena, e farci dimenticare che quel dialogo – come tutti gli altri – è stato scritto con una precisa strategia narrativa. 

Ecco qui un esempio di dialogo che contiene informazioni ma che non lo dà a vedere:

 

“Ehi Giorgio. Tutto bene?”
“Sì, grazie,” rispose Giorgio con un sorriso triste. Neppure il tono della sua voce combaciava con le sue parole. 
“Se vuoi parlare sono qui.” Soraya gli sfiorò la mano.
“Sai com’è… oggi…”
“Lo so, avrebbe compito 30 anni. Mi è arrivata una notifica stamattina.”
“Ah sì?

“Ma certo. Alice era solo la tua ex moglie, era anche la mia migliore amica.”

 

 

Regola DIALOGHI n. 1: scrivi dialoghi disarmonici

Nei dialoghi deve emergere il conflitto, e – a meno che non sia una precisa strategia dell’autore, che in realtà nasconde chiaramente un conflitto – non si dovrebbe mai inserire una conversazione spicciola, di quelle che si scambiano la mattina di fronte al caffè con i colleghi del piano di sopra:
 
“Come va stamattina con il nuovo cliente?” chiese Sandra.
“Bene, e tu?” rispose Alex.

“Si lavora, come al solito.”

Ecco un dialogo inutile e assolutamente noioso! I dialoghi, invece, devono essere disarmonici, riflettere il conflitto, l’urgenza del protagonista verso il suo obiettivo. Questo non significa che si debba litigare tutto il tempo: si può anche andare d’accordo, ma il conflitto deve essere lì, da qualche parte.

“Come va stamattina?”
Alex aveva un sorriso stentato. Il caffè doveva essere più amaro del solito. 
“Ciccio mi ha appena assegnato un nuovo cliente.”
“Sh!” Sandra giunse le mani a mo’ di preghiera, avvicinandole al viso. 
Troppo tardi. 
“Ciccio”, ovvero il capo, era appena entrato nella stanza. E aveva sentito tutto.

 

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