Cos’è l’arco di trasformazione del personaggio? L’arco narrativo è ciò che rende le storie interessanti, grazie a protagonisti che sorprendono, ispirano ed emozionano. Ormai, tracciare un arco di trasformazione del personaggio è praticamente obbligatorio (o quasi), in un mercato editoriale che si allinea sempre di più agli standard cinematografici hollywoodiani. Questo è un male? Giudicate voi. Di certo è che i personaggi che crescono, maturano e si trasformano lungo l’arco di una storia riescono a conquistare l’attenzione dei lettori, a farsi amare e – soprattutto – a farsi ricordare.
Vediamo in questo articolo cos’è un arco di trasformazione, a cosa può servirci e come inserirlo nella nostra storia, sia essa in forma di romanzo, opera teatrale o sceneggiatura.
Cos’è l’arco di trasformazione del personaggio?
L’arco di trasformazione di un personaggio è il percorso di crescita compiuto dal personaggio durante la storia, il passaggio da una situazione di infelicità o incompletezza all’esatto contrario – il lieto fine. Che è, dopotutto, il superamento dei propri limiti. In caso di tragedia (vedi The Wrestler, Revolutionary Road e tanti altri film o libri che finiscono male), l’arco funziona esattamente allo stesso modo, ma al posto di una crescita si ha un peggioramento, una discesa verso le proprie debolezze e insoddisfazioni.
L’arco di trasformazione del personaggio è descritto da Dara Marks nel suo omonimo saggio, un libro che qualsiasi aspirante autore o autrice dovrebbe leggere e rileggere.
L’evoluzione del personaggio può essere di tutti i tipi, a seconda del suo fatal flaw, ovvero il suo difetto peggiore, ciò che non gli consente di raggiungere i suoi obiettivi e lo trattiene dal compiere la trasformazione di cui avrebbe bisogno.
Esempi di Fatal Flaw al cinema e nella letteratura
Quasi tutti i libri e i film di successo utilizzano questa tecnica.
Il fatal flaw di Shrek è la convinzione di non aver bisogno di amore e compagnia; il fatal flaw di Jake Sully in Avatar è il credere nella causa dei suoi superiori e trattare Pandora come un pianeta da colonizzare. Inutile rammentare i fatal flaw di Orgoglio e Pregiudizio, che sono elencati adirittura nel titolo. In Hook, il fatal flaw di Peter è abbastanza chiaro: non si ricorda di essere Peter Pan.
La crescita del personaggio può anche essere fisica: in Karate Kid, il fatal flaw è non essere abbastanza bravo con le arti marziali (e non credere abbastanza in se stesso, naturalmente…), mentre in Kiss Me, il fatal flow è praticamente rappresentato dal mix fatale tra occhiali e coda di cavallo (e non credere abbastanza in se stessa, aridaje).
Perché è importante l’arco di trasformazione del personaggio?
2. Personaggi più credibili. La realtà è che tutti noi ci troviamo costretti a cambiare e ad adattarci più volte nell’arco della nostra vita.
3. Una storia più complessa e interessante. L’arco di trasformazione del personaggio – che tipicamente coinvolge le loro emozioni – dona profondità alla narrazione.
Possiamo classificare l’arco di trasformazione in tre categorie diverse: positivi (lieto fine), piatti (il personaggio resta fedele a sé stesso, anche se si adatta al cambiamento che avviene tutto intorno) e negativi (tragedia).
Come avviene la crescita del personaggio?
Un arco narrativo seguirà delle fasi evolutive, vediamo quali sono.
1) Punto di partenza (Mondo Ordinario)
All’inizio della storia, il personaggio si trova in un punto morto della sua vita. Ha bisogno di un cambiamento. A volte, il cambiamento è richiesto da un fattore esterno – per esempio un disastro naturale, lo scoppio della guerra o l’arrivo di una minaccia inaspettata – a volte, invece, deve avvenire internamente al protagonista. Qui occorre mostrare il protagonista per quello che è nel suo mondo ordinario, prima dell’inizio dell’avventura.
2) Chiamata all’avventura (Incidente Scatenante)
La seconda fase è il cosiddetto “inciting incident”, la chiamata all’avventura. Succede qualcosa – un evento, una scoperta, una notizia, una perdita – e il mondo del protagonista si trasforma: anche lui o lei dovrà fare lo stesso.
3) Il viaggio altalenante del personaggio
In genere il viaggio del personaggio verso la trasformazione completa assume i contorni di una S:
– all’inizio del primo atto il protagonista si oppone alla trasformazione;
– nel corso del secondo atto la accetta e comincia a cambiare;
– verso la fine, prima del climax, il protagonista cade nella trappola del suo vecchio sé (la classica buccia di banana) e si ritrova il più lontano possibile dal suo obiettivo;
– nel climax, il protagonista si rimbocca le maniche e compie finalmente l’ultimo passo verso il cambiamento, accettandolo in pieno.
6) Mostrare il cambiamento (Ritorno a casa con l’Elisir)
L’ultima parte della storia, la cosiddetta risoluzione, ci mostra il nuovo mondo ordinario del protagonista. Dopo la trasformazione, il protagonista è cresciuto, ha affrontato le proprie paure e superato i propri limiti. Le storie che mostrano queste conquiste sono molto più soddisfacenti di quelle che ce le fanno solamente immaginare.
L’arco di trasformazione non deve essere:
– troppo scontato e prevedibile;
– incoerente con la personalità del personaggio;
– affrettato;
– forzato;
– scollegato dalla storia.
Ogni fase della crescita del protagonista deve contribuire all’evoluzione della storia stessa. Man mano che il protagonista evolve, si avvicina sempre di più al suo obiettivo, e viceversa.
Conclusioni
Insomma, l’arco narrativo è uno strumento potente con il quale rendere una storia più interessante e memorabile. Per costruire un arco narrativo efficace, puoi sfruttare un software o app come Plottr o Scrivener.
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