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Foreshadowing, cos’è e perché si usa nella fiction

Foreshadowing: cosa significa e come utilizzare questa tecnica per rendere i plot twist più fluidi, naturali e credibili? La tecnica del Foreshadowing consiste nel seminare diversi indizi che legittimano il futuro plot twist, facendolo sembrare inevitabile.

L’immagine in evidenza è estrapolata dal thriller Shutter Island. Ti ricordi qual era il plot twist? Il protagonista, interpretato da Leonardo di Caprio, era in realtà un paziente dell’ospedale psichiatrico, e non l’agente in servizio che lui stesso credeva di essere. Il colpo di scena finale viene suggerito da svariati indizi – per esempio il numero 67 (lui è il paziente n. 67) e il nome della donna sulla quale indaga, Rachel Solando, è in realtà l’anagramma del nome di sua moglie Dolores Chanal – ma quando viene svelata la verità, questa lascia lo spettatore completamente basito. Segno che il plot twist è stato architettato con maestria.

Come vengono sparsi nella trama questi indizi? Innanzitutto non devono essere troppo palesi, altrimenti il finale sarebbe scontato. In secondo luogo, devono essere credibili, riconoscibili e memorizzabili. Questa pratica viene spiegata anche con i termini “planting” e “payoff“, traducibili con seminare e raccogliere. 

 

Perché il Foreshadowing è importante?

Insomma, il Foreshadowing è una tecnica abbastanza difficile da padroneggiare, ma è da considerarsi praticamente essenziale nelle storie di genere thriller/giallo/noir. Come diceva Chekhov: “Se nel primo atto c’è un fucile appeso alla parete… nel terzo atto deve per forza sparare“. E questo significa che gli elementi della narrazione devono trovarsi lì per un motivo specifico – altrimenti, gettare cose a caso nella storia e non dar loro un senso può provocare solamente confusione e frustrazione in chi legge. Le coincidenze che casualmente alterano l’andamento della trama non sono assolutamente un espediente accettabile, a meno che non appartengano al tema stesso della narrazione.

Plot Twist: cos’è?

Il plot twist, collocato verse la fine della storia, è la piega imprevedibile e improvvisa che gli eventi non possono fare a meno di prendere: è la verità che non ti aspettavi, il colpo di scena, il cambio di direzione netto e scioccante, ma pur sempre inevitabile. Perché inevitabile? Perché se fosse completamente campato in aria il lettore/spettatore si sentirebbe “fregato” da un autore facilone, che ha voluto strafare senza rispettare il filo logico della narrazione e la sua stessa capacità di giudizio. Se invece gli indizi ci sono – e sono stati ben seminati – il lettore/spettatore avrà modo di vederli e registrarli nella mente, finché non li impiegherà lui stesso per giustificare il plot twist, chiedendosi come mai “non ci fosse arrivato prima”. Solo così il colpo di scena, già suggerito sotto le righe, diventa credibile e soddisfacente. 

Come spargere gli indizi lungo la storia?

Ecco qualche consiglio per praticare l’arte del Foreshadowing.

1) Dare importanza agli indizi che contano. Se stai “piantando un seme”, fai in modo che resti impresso nella mente di chi legge/guarda. Descrivi bene il luogo, il personaggio oppure un oggetto che più avanti influenzerà fortemente la storia. Ma poi passa ad altro, con naturalezza.

2) Nominare. Nomina luoghi o persone che nel futuro possono tornare utili. Battezzarli li renderà facilmente riconoscibili.

3) Inserisci gli indizi nei dialoghi. Due personaggi litigheranno su una determinata questione? Infilalo nei dialoghi in maniera naturale nei primi capitoli… così al momento del litigio, l’epilogo sembrerà logico e inevitabile.

4) Approfitta dei ricordi. Piccoli flashback e ricordi seminati lungo la via possono poi essere sfruttati alla fine della storia per giustificare delle realtà che fino a quel momento erano velate di mistero.

5) Simboli. Anche il simbolismo è spesso utilizzato per legittimare futuri plot twist. In questo caso però deve essere padroneggiato bene, e mai presentato in maniera banale.

 

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